Muoversi 2 2021
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RASSEGNA STAMPA

6 marzo 2021

Le emissioni zero spiegate bene

“Emissioni zero” è un’espressione potenzialmente fuorviante: si potrebbe pensare che significhi “smettere di produrre emissioni di gas serra”, ma non      è così. Quando si dice “emissioni zero” si intende in realtà “emissioni nette zero”, una condizione in cui per ogni tonnellata di CO2 o di un altro gas serra che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta. In altre parole, si arriverà alla neutralità carbonica quando smetteremo di aggiungere gas serra nell’atmosfera oltre la quantità che riusciamo a toglierne.

9 marzo 2021

Perché il Giappone sta frenando mentre il mondo corre verso le auto elettriche?

di Ben Dooley e Hisako Ueno

Poco più di un decennio fa, Nissan è stata la prima casa automobilistica a offrire un’auto prodotta in serie che funzionava solo a batterie. Quella berlina, la Leaf, è stata un grande successo, con oltre 500.000 unità vendute. Eppure, in Giappone, le case automobilistiche e il governo stanno mettendo in dubbio alcuni dei presupposti di base che spingono il carro elettrico. Sono scettici, almeno nel breve e medio termine, sulla potenziale redditività e sulla superiorità ambientale delle auto elettriche. Il governo vede ancora gli ibridi come una tecnologia importante e non ha intenzione di seguire l’esempio di luoghi come la Gran Bretagna e la California che pianificano di vietarli.

La resistenza all’eliminazione degli ibridi ha trovato la sua voce più potente in Akio Toyoda, presidente della Japan Automobile Manufacturers Association e presidente di Toyota, leader mondiale nelle vendite di auto ibride. Le auto elettriche, ha sottolineato Toyoda in una recente conferenza stampa, sono pulite quanto l’elettricità che le alimenta e le fabbriche in cui sono costruite.

31 marzo 2021

Dire addio al petrolio ci renderà schiavi del metallo

di Attilio Barbieri

L’addio  ai combustibili fossili previsto dalla transizione energetica permetterà all’Europa di affrancarsi dalla dipendenza nei confronti delle monarchie    del petrolio. Ma ne creerà una nuova. (…) Ci troveremo legati mani e piedi ai nuovi fornitori di materie prime e apparati «carbon neutral», nella fattispecie i produttori di metalli, «Le batterie necessarie alla mobilità elettrica contengono cobalto, un metallo che viene prodotto principalmente nella Repubblica Democratica del Congo in condizioni non sempre ottimali dal punto di vista sociale e 1’80% del quale viene poi raffinato in Cina», spiega Benjamín Louvet, gestore per le commodity della Ofi Asset Management, società francese che gestisce 67 miliardi di risparmi. (…) Fra l’altro l’accelerazione impressa dall’Europa verso le energie più rispettose dell’ambiente rischia di avere effetti trascurabili sul clima. Sempre secondo lo studio condono da Ofi sono attualmente in costruzione nel mondo ben 170 nuove centrali alimentate a carbone, 22 delle quali soltanto in Giappone.

31 marzo 2021

La energetica sia sostenibile per le aziende petrolifere Intervista al presidente Unem Claudio Spinaci

di Francesco Rigatelli

Il Recovery plan può aiutare la transizione energetica?

“Al momento non c’è una visione strategica chiara, soprattutto in materia di energia e mobilità. Abbiamo proposto in tutte le sedi dei progetti per la progressiva evoluzione del settore attraverso lo sviluppo dei carburanti liquidi low carbon, destinati a sostituire con gradualità i carburanti fossili in tutti i segmenti del trasporto. Purtroppo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza trascura questa prospettiva industriale, tra l’altro coerente con le linee guida previste dal governo, su cui invece si stanno avviando investimenti importanti nel resto d’Europa. Crediamo che questa lacuna debba essere colmata, visto che oggi il nostro settore copre il 92 per cento del fabbisogno dei trasporti. Abbiamo presentato 86 progetti per 8 miliardi di investimenti entro il 2026, a cui bisogna aggiungere altri 10 miliardi fino al 2030, circa uno all’anno. Un’occasione da non perdere”.

Di cosa si tratta?

“Ad oggi solo il 10% dei prodotti stradali è di origine bio, come appunto i biocarburanti, e l’obiettivo posto dal Piano energia e clima italiano per il 2030 è del 22%. Per raggiungerlo servirà puntare su nuove materie prime, derivanti per lo più dall’economia circolare, ma anche in questo caso i segnali non sono positivi perché si è ristretto l’elenco delle materie prime ammesse. In parallelo cominceremo a sperimentare i carburanti sintetici, che dovrebbero essere pronti dal 2035. Oltre allo sviluppo dei biocarburanti, quella è la frontiera più avanzata”.

7 aprile 2021

Unem: “La trasformazione del nostro settore è strategica, in Europa qualcosa si muove”

di Romina Maurizi

Partiamo dalle conseguenze della pandemia sul comparto, qual è la    situazione a un anno dall’inizio dell’emergenza?

Come avevamo previsto, il 2020 si è concluso con una perdita importante nelle vendite di prodotti petroliferi, quasi 10 milioni di tonnellate in meno corrispondenti a un calo dei volumi del 17%. La crisi che in questo momento preoccupa di più è quella della raffinazione che alla riduzione dei volumi aggiunge una congiuntura internazionale sfavorevole dal quarto trimestre del 2019.

Come giudica le risposte del Governo rispetto al quadro tracciato?

Le risposte sono state molto deludenti. Nella prima fase dell’emergenza sanitaria è stato fatto qualcosa, ora i provvedimenti a favore del nostro settore sono invece assenti.

Cosa servirebbe nel Pnrr per supportare questa evoluzione?

Il nostro percorso è abbastanza chiaro dal punto di vista industriale: una trasformazione delle raffinerie nel senso di decarbonizzazione dei processi e del ciclo di vita dei prodotti con una graduale sostituzione del petrolio con materie prime alternative. Delle misure che servono a sostenere questa evoluzione nella proposta di Piano di ripresa non c’è traccia. Tuttavia qualcosa si sta muovendo a livello europeo: al Refining Forum la commissaria Simson ha detto finalmente con chiarezza che la raffinazione è un asset strategico per l’Europa, alla cui trasformazione – come a quella del downstream in generale i Governi dovranno fare molta attenzione.